RELAZIONE GRUPPO DI LAVORO FACILITATO DA IRENE STELLA:
Immaginare una scuola libertaria: come nasce una scuola democratica
Dopo esserci raccontati chi siamo e cosa ci aveva portato a partecipare all’incontro, abbiamo tentato di stilare una lista dei punti fondamentali che la nostra scuola ideale dovrebbe soddisfare.
Per fare questo abbiamo fatto un gioco: ogni partecipante ha ricevuto un foglio di carta in cui da una parte veniva riportata una citazione sull’educazione libertaria e l’altra era vuota. Nella parte vuota
bisognava scrivere al massimo i sette punti fondamentali che la nostra scuola dei sogni doveva avere.
Ognuno poi si sarebbe confrontato con il proprio vicino e da questo incontro sarebbero dovuti scaturire al massimo sette punti chiave, ogni coppia avrebbe condiviso i propri punti con un’altra coppia e ogni quartetto doveva produrre sette punti della scuola e così via, fino a limare e focalizzare sempre più i sette punti così da avere una descrizione di scuola da realizzare condivisa da tutti.
Singoli, coppie, quartetti e gruppi si sono confrontati animosamente sui diversi punti di vista, spesso convenendo di parlare della stessa cosa con termini diversi, altre rimanendo molto distanti e altre
ancora trovando delle difficoltà nel distinguere una condivisione a larga maggioranza da una all’unanimità.
Il coinvolgimento era tale che alcuni gruppi hanno deciso di saltare la pausa caffè per poter sviscerare questi temi così interessanti.
Dopo circa due ore abbondanti siamo riusciti a confrontare tre liste di punti prodotte dai tre ottetti, qui riporto i temi che sono comparsi più volte: importanza del contatto con la natura, parità di importanza ad attività teoriche e manuali, assenza di voti e verifiche creative, responsabilità nelle scelte e nelle decisioni importanti per la scuola, l’importanza di una buona guida ossia di un adulto che sappia da una parte lasciare spazio e dall’altra gestire il ruolo di guida e l’importanza del rispetto reciproco
A conclusione ci siamo soffermati a riflettere sulla difficoltà che avevamo riscontrato nel condividere delle idee, che rispecchia un po’ le differenti idee che abbiamo di scuola ideale. Abbiamo anche pensato che un simile gioco o comunque un confronto nero su bianco dei punti
cardini su cui basare la scuola sia condizione necessaria per poter fornire delle radici ad un progetto di scuola come tanti dei partecipanti avevano in mente di far partire.
A partire dalla descrizione che Ute ci aveva fatto il giorno prima su come funzioni un’assemblea in una scuola democratico-libertaria nel mondo, abbiamo osservato che i ragazzi settimanalmente fanno pratica di mediazione e condivisione di idee imparando a argomentare le proprie posizioni, a ascoltare quelle altrui e a prendere decisioni senza che queste incidano sul piano personale.
Ci siamo lasciati senza una lista precisa, ma la certezza che per aprire una scuola libertaria prima che di soldi e di luoghi ci vogliono idee chiare e condivise da un gruppo coeso.
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RELAZIONE GRUPPO DI LAVORO FACILITATO DA UTE SIESS:
Dall’ Italia all’ Europa: introduzione alla European Democratic Education Community
Il gruppo di lavoro ha esplorato, oltre alla materia propria della discussione, alcuni temi già introdotti nella interessante presentazione di Ute Siess nella prima giornata del convegno: la scuola democratica Kapriole di Friburgo, la peruviana EDHU escuela democratica di Huamachuco e l’educazione libertaria nei suoi tratti specifici
Con un’esperienza nella scuola di 40 anni, dei quali gli ultimi 20 sostenuti da un forte impegno politico, Ute Siess è stata membro dell’equipe educativa di ‘Kapriole’, nata nel 1986 ma ufficialmente nel 1997 e che, con i suoi 150 alunni -dai 5 ai 19 anni-, è una delle più grandi scuole dell’associazione federale delle scuole alternative (BFAS).
Oggi in pensione, Ute persegue l’obiettivo di creare una rete fra le scuole statali e le scuole democratiche, mettendo a disposizione la propria esperienza a chi intenda lavorare sull’educazione ponendo l’individuo al centro dell’attenzione.
KAPRIOL
Questa è anche l’idea che anima la Kapriole, dove i 18 componenti del team educativo sono insegnanti di scuola elementare, media e superiore ma anche educatori sociali, di teatro, di musica, artigiani e altri professionisti. Riprendendo le parole di Ute in risposta ad una domanda sulla provenienza del corpo docenti: ‘Non importa la formazione: importa che abbiano un sentimento per gli alunni e che possano accompagnarli’.
Ecco per punti i principi e le modalità della scuola Kapriole:
- gli alunni hanno la possibilità di imparare quando, dove, cosa, come e con chi vogliono, gestendo liberamente il proprio tempo scolastico.
- tutti gli interessi della vita scolastica vengono discussi nell’assemblea settimanale, nella quale professori e alunni decidono con pari diritti.
- ogni studente della Kapriole è aiutato e sostenuto per l’intero anno da un membro del gruppo di lavoro.
- ogni nuovo insegnante è seguito da un tutor
- i gruppi degli studenti sono eterogenei.
- non esistono classi, bensì laboratori
- l`aiuto e la consultazione sono reciproche.
Gli alunni di Kapriole possono finire la scuola con esami differenti, che comunque vertono su un curriculum concordato tra insegnanti e allievi. Nella regione di Friburgo tutti gli esami sono organizzati dallo stato e, per l’occasione, gli studenti si recano presso le scuole statali, con le quali esiste una buona collaborazione. Ad oggi ci sono molte generazioni di studenti che hanno dato esami con ottimi risultati: come rileva Ute, gli esaminatori statali sono sempre impressionati dalla disinvoltura e chiarezza delle esposizioni, nonché dalla facilità che gli studenti mostrano nell’esercizio di lingue straniere.
La Kapriole apre alle 8, ma gli studenti possono arrivare fino alle otto e mezza; si chiude ogni giorno alle 16, con una pausa per il pranzo tra le 13 e le 14.
All’entrata ci sono tre bacheche.
La prima bacheca porta delle piccole tavolette di legno attaccate a dei ganci: su un lato della tavoletta figura il nome dello studente, sull’altro la sua fotografia. All’ingresso a scuola ciascuno provvede a voltare la tavoletta sul lato della foto.
Alle nove due alunni e un insegnante controllano la presenza degli studenti: quando una tavoletta non è voltata, i genitori vengono informati dell’assenza.
Un`altra bacheca è per le attività del giorno: corsi regolari,orari di apertura di laboratori artigianali e artistici, workshops, gruppi di lavoro, progetti, incontri, escursioni, assemblea scolastica, comitato di giustizia.
Sulla terza bacheca compare l`orario complessivo: i ragazzi decidono cosa vogliono fare, oltre ai corsi obbligatori decisi dagli alunni individualmente all’inizio dell’anno.
Nella Kapriole ci sono molti alunni che giocano fuori nel parco, leggono o chiacchierano: tutto ciò è considerato come una fonte d`ispirazione.
EDHU
Ute esordisce il racconto mostrandoci un calendario: fotografie colore della terra.
‘Nel 2006 nostra figlia lavorava con i bambini di strada nelle Ande all’interno di un progetto di sostegno nel Nord del Perù. Lì un professore, che aveva sentito e letto molto delle scuole democratiche internazionali e voleva fondarne una, le chiedeva aiuto.
Nel 2007 andavo in Perú per conoscere la situazione e trovavo un villaggio lontano della civiltà. In questa zona del paese c’è ancora un’estrema povertà: andavo nelle diverse scuole e i bambini stavano seduti per più di 5 ore copiando lettere e parole dai dizionari. Non capivano quello che facevano. Il Perù è un paese benestante con risorse minerarie, ma sfortunamente pieno di corruzione politica. I poveri non contano, meno che mai interessa loro educazione.
Questa situazione mi costringeva ad agire.’
Così parte un primo seminario di aggiornamento per professori interessati, al termine del quale emerge un gruppo deciso a fondare la scuola.
L`assemblea della Kapriole decide quindi di diventare la scuola gemellata alla Edhu, con lo scopo
di aiutare a costruire una scuola in Perú e supportarne il percorso pedagogico. Così il primo progetto è diventato un progetto pilota fra la Germania e il Perú, sostenuto anche dall’Idec.
Nel 2008 Valerio Narvaes Polo raggiunge la Kapriole per un aggiornamento di 3 mesi .Nel frattempo il ministero dell’educazione peruviano risponde positivamente alla richiesta, inoltrata tramite Kapriole, di fondare la scuola, fornendo le autorizzazioni necessarie.
Nello stesso anno un gruppo di alunni e un`insegnante della Kapriole raggiungono la scuola peruviana. Un gruppo permane per 3 mesi, un altro per 6. C´è molto da fare: preparare il terreno per la scuola, tutto a mano, organizzare materiali e soldi, preparare i genitori e cercare i primi alunni per le elementari.
‘Gli studenti della nostra scuola hanno imparato a parlare il castigliano e, soprattutto, hanno incontrato un mondo povero come prima non avrebbero potuto immaginare. Una lezione per la vita.’
Nel 2009 la EDHU viene inaugurata e Ute torna per 3 mesi per sostenerne l’avvio: ‘era molto importante fare pubbliche relazioni nella radio, nella TV, con le autorità e soprattutto informare i genitori e altre persone del carattere speciale della scuola’: per quanto i bambini fossero abituati ad una gestione libera, anche negli spazi, delle proprie esperienze extrascolastiche, i genitori erano all’inizio sospettosi. Oggi, toccati con mano i benefici di un tale sistema, sono essi stessi i primi sostenitori del progetto.
‘La prima parte della costruzione della struttura è quasi pronta e, per quanto la scuola raduni già 30
alunni, mancano ancora molte cose: non ci sono abbastanza insegnanti e ci vorrebbe
più sostegno pedagogico.Una volta all’anno sponsorizziamo un insegnante del gruppo di lavoro peruviano per un soggiorno di 3 mesi in Germania e cerchiamo di aiutare a creare con insegnanti, genitori, studenti e volontari la scuola democratica in Perù.’
IDEC-EUDEC
Idec- International democratic education conference
Eudec – European democratic education conference
(Sul resoconto di Ute le C stanno per community, sul sito di Eudec invece http://www.eudec.org/wiki/index.php/Main_Page e su http://www.idenetwork.org/idec–newsletters/idec–newsletters–english.htm entrambe C stanno per conference, nella home http://www.eudec.org/home/ riporta la dicitura EUDECommunity, come avevo trovato su altra fonte. Su http://www.ideceudec.org/ la’ C di Idec sta per conference e quella di Eudec sta per community. Boh!! Ditemi voi)
Eccoci infine al tema designato per il gruppo di lavoro, che nel complesso della discussione ha preso poco spazio, a favore di una tavola di confronto sui principi dell’educazione libertaria.
La conferenza IDEC è occasione di confronto tra le esperienze democratiche in atto su tutto il pianeta; EUDEC è una rete nata nel 2007 (su internet mi risulta che l’Idec 2007 si è svolto in Brasile) a Lipsia in occasione dell’incontro IDEC: perchè si trovasse modo di ragionare attorno all’educazione democratica in un luogo più raggiungibile, schivando preziosi ma onerosi viaggi oltreoceanici e perchè si favorisse l’aggregazione ed il confronto delle presenze europee.
Oggi EUDEC rappresenta 7600 studenti -che in delegazioni raggiungono le conferenze annuali della rete-, 33 scuole già attive e altre 13 nascenti, 4 organizzazioni che lavorano nell’educazione e numerosi membri che vi aderiscono individualmente.
Alcuni paesi hanno fondato una rete interna, come la Germania, i Paesi Bassi, l’Inghilterra, l’Italia ed altri ancora.
Quest`anno Idec ed Eudec coincideranno e l’incontro si svolgerà nel Devon, in Inghilterra, dal 3 al 14 luglio. Dal 3 al 5 con EUDEC, dal 6 al 14 con IDEC.
Il lavoro di EUDEC ha come obiettivi:
1. favorire gli scambi fra le scuole ( insegnanti, alunni, genitori)
2. suscitare ispirazione per il lavoro
3. creare contatti tra le scuole statali e i ministeri di educazione ( come è accaduto e accade in Germania)
4. incrementarsi, perché è importante ai fini di diffondere lo scopo ed influenzare il sistema.
Per essere membro di Eudec basta versare una quota che equivale a 36 Euro all`anno per i singoli e che dà diritto a un voto, mentre le scuole versano 50 centesimi per alunno e dispongono di 3 voti totali.
Per maggiori informazioni su luoghi, modalità, costi ed eventualmente per prenotare la partecipazione all’incontro:
Una domanda e una risposta, tra le molte del confronto sui tema scuola democratica:
‘Cosa vuol dire democratica.. quali sono i principi?’
‘Si deve dire la verità: dove si vive la democrazia? Per questo abbiamo scelto questo nome, sapendo che in Italia e nel resto del mondo lo scopo democratico non è realizzato. ‘Sentirsi liberi’ e ‘vivere la democrazia’ sono concetti diversi.’
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RELAZIONE GRUPPO DI LAVORO FACILITATO DA SIMONE PIAZZA E FRANCESCO GIORDANO:
Pratiche di democrazia diretta nella scuola statale: la parola agli insegnanti
Abbiamo iniziato la giornata con un giro di presentazione dei partecipanti, la maggioranza dei quali ha portato la propria esperienza di insegnanti (non proprio soddisfatti) nella scuola pubblica.
L’incontro è continuato con la visione del video “A scuola di partecip-azione”, un progetto proposto in un istituto comprensivo di Treviso che parte dalla riflessione insieme ai ragazzi su tematiche di carattere sociale per arrivare a incentivare piccole azioni di cambiamento.
Ci siamo poi divisi in 4 gruppi di discussione allo scopo di far emergere quotidiane pratiche di educazione libertaria da applicare ognuno nella propria scuola.
Gruppo 1
Il gruppo ha riflettuto sull’importanza della motivazione nel processo di apprendimento. Una tecnica proposta è il brainstorming. Per quanto permesso dal programma ministeriale occorre scoprire gli interessi dei ragazzi partendo dal loro vissuto.
Gruppo 2
Dal gruppo sono emerse le seguenti considerazioni circa la situazione attuale:
– l’ansia da parte di molti insegnanti di dover rispettare il programma ministeriale
– la sensazione di solitudine che colpisce molti insegnanti, la mancanza di collaborazione da parte dei colleghi
Dal gruppo sono emerse le seguenti proposte:
– la necessità di condividere realmente un patto educativo con i genitori in cui ci si accordi sugli obiettivi educativi e didattici essenziali
– l’ importanza di saper “sfruttare” ogni possibile situazione di apprendimento (apprendimento incidentale); non restringere ne limitare l’educazione dei ragazzi solo a momenti strutturati e programmati
– iniziare la mattinata scolastica con un “cerchio” per entrare in contatto
Gruppo 3
I partecipanti hanno messo in comune le seguenti riflessioni:
– l’ ambiente scuola deve essere vissuta e sentita da insegnanti e alunni come uno spazio sicuro in cui i bambini possano muoversi liberamente
– la necessità di puntare sulla dimensione comunicativa attraverso metodologie e tecniche quali il teatro e il cooperative learning
– l’ importanza di stimolare nei ragazzi l’attitudine all’ autovalutazione
Gruppo 4
Partendo da un analisi delle singole situazioni difficili e scarsamente collaborative che vive ogni insegnante con aspirazioni libertarie si propone:
– a livello di quotidianità scolastica di puntare su un apprendimento di tipo olistico che coinvolga tutto il bambino, non solo la testa
– per quanto riguarda i rapporti all’interno della scuola l’insegnante di ispirazione libertaria deve essere pronto e preparato a inevitabili scontri con l’istituzione scolastica
– a livello nazionale gli insegnanti che operano per un educazione più democratica e libera devono essere uniti, costituire una solida rete che permetta di mettere in comune esperienze, conoscenze e strategie.